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Le Radici della Tradizione

“Una Storia di Passione e Resilienza. Ogni goccia del nostro balsamico racchiude secoli di esperienza e tradizione”

1933, Guido e Cesira circondati dai loro figli: in primo piano, seduta, c'è Elena (madre di Giorgio), mentre Ido (nonno di Gabriele) non è visibile perché fu lui a scattare la foto.

Tutto ebbe inizio con Guido Mussini, nato intorno al 1885. Di lui sappiamo che si sposò nei primissimi anni del XX secolo con Cesira Braglia, costruendo una famiglia numerosa con dieci figli, proprio come era comune per le famiglie contadine ai piedi dell’Appennino.

Guido e Cesira lavoravano duramente nel loro piccolo appezzamento, coltivando uva e producendo vino, vivendo una vita semplice ma ricca di soddisfazioni.

Secondo la tradizione orale, tramandata di generazione in generazione, le prime botti per l’invecchiamento dell’aceto furono acquistate all’inizio del 1909. Per diversi decenni, Guido e Cesira perfezionarono le loro tecniche di produzione, inizialmente limitandosi a fornire aceto solo ai parenti e successivamente estendendo questa preziosa tradizione agli amici, diffondendo così la passione per l’aceto balsamico.

La serenità di questa immagine nasconde le difficoltà economiche e le devastazioni causate dalla prima guerra mondiale e dall’emergere della dittatura fascista negli anni ’20.

Ci vollero molti anni prima che la famiglia riuscisse a incrementare nuovamente la produzione, evento che si realizzò solo dopo la seconda guerra mondiale. Verso la fine del conflitto, la casa di famiglia vicino a Magreta fu parzialmente distrutta da un bombardamento alleato. Ma Guido e Cesira, con incredibile lungimiranza, avevano nascosto i barili sotto terra, salvando così il loro prezioso patrimonio dalla distruzione e dalla confisca fascista.

Durante la ricostruzione, il sottotetto della casa fu ampliato per ospitare un maggior numero di barili. Guido e Cesira decisero di aumentare la capacità produttiva, acquisendone di nuovi. Combinando l’espansione della produzione con l’esperienza accumulata e l’accesso a mosti di uva pregiatissimi coltivati sulle loro terre: il cerchio degli appassionati dell’aceto balsamico Mussini si allargò sempre di più, servendo un’intera comunità e trasformandosi in un’attività redditizia.

Nonostante i successi e il crescente apprezzamento, tutti i figli scelsero percorsi di vita e di carriera diversi. Questo portò, come spesso accadeva nel dopoguerra, a una frammentazione graduale del patrimonio. Le botti, vero tesoro della famiglia, furono divise tra i figli una volta sposati.

Questo “esodo” durò per gran parte della seconda metà del XX secolo, fino a quando Gabriele e Giorgio, dopo aver lavorato per altre imprese, si riunirono negli anni ’90 e iniziarono a recuperare il maggior numero possibile di botti ancora integre del patrimonio di Guido e Cesira.

A quel punto Gabriele e Giorgio costituirono la società Mussini, dando vita a una seconda rinascita della tradizione familiare iniziata quasi un secolo prima.

“L'Acetaia rappresenta non solo una storia di famiglia, ma un simbolo di passione, resilienza e dedizione. Una tradizione che continua a vivere e a prosperare con l’innovazione, portando il nome Mussini e il suo aceto balsamico di eccellenza nel mondo intero.”

Racconti del fiume Secchia: Nonna Cesira

“Sedetevi qui, miei cari, e lasciate che vi racconti una storia che risale a molti secoli fa, una storia che scorre come il fiume Secchia, portando con sé la memoria dei nostri antenati.

C’era una volta, in una piccola comunità vicino al fiume Secchia, una donna anziana conosciuta per le sue straordinarie abilità nella preparazione dell’aceto. Quella donna ero io, vostra Nonna Cesira. La mia sapienza e generosità mi avevano resa rispettata e ammirata da tutti.

Sapete, il segreto della bontà del mio aceto non risiedeva solo nella mia abilità artigianale, ma anche in un’antica tradizione tramandata dai nostri antenati.

Un giorno, mentre ero sulle rive del fiume Secchia per raccogliere acqua fresca, vidi una luce misteriosa brillare tra le acque. Spinta dalla curiosità, mi avvicinai e trovai un sasso particolarmente luminoso e levigato, che sembrava emanare un’energia speciale.

Convinta che quel sasso fosse un dono della natura stessa, decisi di portarlo con me e di posizionarlo sopra una delle mie botti di aceto.

Da quel giorno, notai che l’aceto sembrava avere una qualità ancora più ricca e un sapore più intenso.

La notizia della miracolosa pietra si diffuse rapidamente. Da allora, ogni produttore di aceto lungo il fiume Secchia mise un sasso raccolto dal fiume sopra le botti. Si dice che questo gesto porti fortuna e preservi la purezza e la qualità dell’aceto.

Questa leggenda è diventata parte integrante della nostra cultura e della nostra tradizione. Simboleggia la connessione profonda tra l’uomo e la natura e il rispetto per le antiche pratiche artigianali che tramandano la conoscenza e l’amore per il proprio lavoro.

Ricordate, miei cari, che ogni bottiglia di aceto che produciamo racchiude non solo il sapore della nostra terra, ma anche la magia di quella pietra luminosa e la passione messa in ogni gesto.

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Una grande piena del Secchia in una vecchia cartolina
degli anni 30 del secolo scorso.

“Portate avanti questa tradizione con orgoglio e amore, e non dimenticate mai le nostre radici.”

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